"Le forme di appropriazione degli spazi da parte degli abitanti, e in generale di chi vive la città, sono probabilmente i segni più significativi della vitalità della città. Sono, in genere, anche questioni di cui l'urbanistica non si occupa o si occupa molto poco. Sono considerate spesso forme devianti, apparentemente occasionali, in genere irregolari. Aspetti che offuscano la corretta evoluzione della città ben organizzata, nei accidentali e marginali che deturpano il corpo immaginato perfetto, ma anche freddo e sterile, della città pianificata. Sono, in realtà, i pochi segni che ci dicono come gli abitanti ci siano e contribuiscano a costruire i propri spazi di vita, al di là del puro e semplice uso funzionale della città, come riempire le strade di auto o sistemare come meglio si crede il proprio spazio privato. Queste dinamiche di appropriazione si sviluppano nelle pieghe e nelle crepe lasciate libere dalle maglie della città controllata e sono una delle poche tracce dell'azione produttiva degli abitanti, della possibilità che hanno anche loro di essere "costruttori".
Carlo Cellamare, Fare città. Pratiche urbane e storie di luoghi
Nessun commento:
Posta un commento